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Notizie dal territorio

Apre la stagione di caccia: emergono già le prime criticità

Venezia, settembre 2024

La scrivente Associazione, trae delle considerazioni a seguito i giorni di preapertura della stagione venatoria prevista nel Calendario 2024 – 2025 per la Regione Veneto. I giorni considerati sono (dopo la bocciatura del TAR circa l’ apertura alla Tortora selvatica nonché con un ulteriore sentenza la sospensione di gran parte del Calendario Venatorio per il mese di settembre) il 7 e 8 settembre per la caccia in appostamento a Ghiandaia, Gazza, Cornacchia nera, Cornacchia grigia, Colombaccio.  La stagione venatoria si è aperta domenica 15 settembre, giorni di riposo venatorio il martedì e venerdì.  Nel territorio veneziano sono svariate le richieste di intervento e di lamentale dei cittadini giunte ai telefoni cellulari dei volontari  LIPU.  Alcuni erano addirittura increduli si potesse sparare con tanta intensità, nei primi due giorni in certe zone si è sparato ininterrottamente dall’alba al tramonto, spaventando ed intimorendo i cittadini che erano all’aria aperta. Al Bosco di Mestre, cui a debita distanza era stata installata un sistema denominato a “giostra” perfettamente legale  ove con finti uccelli, roteando, richiamano altri esemplari da colpire, si è sparato moltissimo. Nella zona di Camponogara (VE) veniva segnalato il primo giorno di apertura che un cacciatore per inseguire la preda si era addentrato sin davanti l’uscio di casa, creando allarme tra gli occupanti dell’abitazione.

Balia nera femmina © Zanforlin Antonio

Sono anche arrivate notizie che non si sono rispettati i giorni di preapertura, e si è sparato anche in altri giorni non consentiti. La pratica della caccia in preapertura anche solo nei confronti  di specie che non rappresentano criticità numeriche, se non il fatto che molti esemplari sono giovani od addirittura appena usciti dal nido, rimane un forte elemento di disturbo per tutte le specie, valutando anche possono essere  

colpite accidentalmente. Il territorio della penisola italiana si presta per vocazione morfologica all’accoglienza  e transito di centinaia di specie di uccelli, trovandosi in piena rotta migratoria dal Nord Europa al Sud Mediterraneo, Africa e Medio Oriente e viceversa. La caccia di pre-apertura va ad incidere sul patrimonio aviario in migrazione in maniera significativa, anche su specie particolarmente protette, uccelli già stremati dalla sottrazione di habitat, incendi, alluvioni, da corridoi sicuri sempre più ridotti, da estremi climatici come trombe d’aria, che possono distruggere migliaia di esemplari in volo in pochi minuti, a questo si aggiunge un’azione di disturbo a terra: al punto che gli esemplari non possono riposare od alimentarsi in tranquillità. Nelle  migrazioni di migliaia di chilometri verso il sito di svernamento,  l’insufficiente forma fisica, sovente porta alla morte dell’esemplare.  Per i motivi su elencati l’ISPRA l’Istituto Superiore di Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente, nel parere obbligatorio, ma non vincolante,  richiesto nella stesura dei Calendari Venatori  come previsto dall’art. 18 comma 4 Legge 157- 1992 si esprime negativamente nell’esecuzione di questa pratica. 

Circa le criticità nelle migrazioni dovute ai cambiamenti climatici rimane esaustiva la scheda aggiornata al 31.12.2023 dell’ ISPRA  sullo “STATO DI SALUTE DELLE POPOLAZIONI DI UCCELLI MIGRATORI” autori Jacopo G. Cecere, Simona Imperio:

“(…) L’indicatore fornisce un quadro dello stato di salute delle popolazioni di uccelli passeriformi migratori comuni in Europa attraverso una valutazione della resilienza delle specie migratrici al cambiamento climatico. L’aumento delle temperature primaverili dovute al riscaldamento globale comporta un anticipo stagionale dell’attività vegetativa e quindi del picco di presenza di insetti. Di conseguenza, se i migratori non anticipano in ugual misura l’arrivo ai siti riproduttivi non trovano abbondanza di prede nel momento in cui devono alimentare i pulcini. Un mancato anticipo della data di migrazione si traduce quindi in una bassa resilienza delle popolazioni migratrici ai cambiamenti climatici, con effetti negativi sulla loro sopravvivenza. Viene quindi analizzatala la variazione temporale della data di arrivo dei passeriformi migratori presso i siti di sosta utilizzati dopo l’attraversamento del Sahara e del Mar Mediterraneo durante il viaggio primaverile dall’Africa verso i siti riproduttivi europei. Sulla base dell’analisi della data di migrazione di 10 specie di uccelli contattate in 26 stazioni di inanellamento aderenti al Progetto Piccole Isole di ISPRA nel periodo 1988-2022 (35 anni), si rileva che il 50% delle specie prese in considerazione mostra un anticipo della data di migrazione troppo lento (di circa 1 giorno ogni 7+ anni) per essere definito sufficiente a contrastare gli effetti del cambiamento climatico”.

Principali riferimenti normativi e obiettivi

Direttiva Uccelli (2009/147/CE). Obiettivo: mantenere le specie di uccelli in uno stato di conservazione soddisfacente. 

Convenzione di Bonn – CMS – Convenzione sulle Specie Migratrici appartenenti alla fauna selvatica. Obiettivo: garantire alle specie migratrici un buon stato di conservazione. 

Legge 157/92 – Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. Obiettivo: mantenere le specie di uccelli in uno stato di conservazione soddisfacente (…).

Nelle nostre zone gli ornitologi hanno censito delle forti migrazioni in anticipo di piccoli passeriformi come la Balia nera Ficedula hypoleuca, migratore di lungo raggio (dai 5000 ai 9.000 km.) proveniente dalla Penisola Scandinava e dalla Russia e diretta nell’Africa Subsahariana. 

Tantissimi sono i passeracei in transito nella nostra Penisola in questo periodo, anche poco noti come il Beccafico Sylvia borin, Forapaglie comune Acrocephalus schoenobaenus,  Saltimpalo Saxicola torquatus, Stiaccino Saxicola rubetra Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros, Pettazzurro Luscinia svecica, Culbianco Oenanthe oenanthe, Salciaiola Locustella luscinioides, Sterpazzolina comune Sylvia cantillans, Bigiarella, Occhiocotto Sylvia melanocephala, Magnanina Sylvia undata, e molte altre.

Nei Piani Faunistici Venatori non vengono considerati i cosiddetti “effetti collaterali”: dati di BirdLife International e dell’IUCN Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, designano inconfutabilmente uno scenario per un prossimo rischio rarefazione e successivamente  estinzione per  molte specie di uccelli.

Il delegato della Sezione LIPU di Venezia

Dr. Gianpaolo PAMIO

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Cave di Gaggio Nord Oasi e riserve

Sono partiti i Tarabusini dall’Oasi di Gaggio

Sono oramai partiti, i Tarabusini ( Ixobrychus minutus ) dell’Oasi LIPU Cave di Gaggio hanno intrapreso il lungo viaggio che li porterà nei quartieri di svernamento in Africa, dove passeranno il nostro inverno, nella parte subsahariana del continente e in Madagascar.

Ritornano tutti gli anni nelle nostre regioni a primavera, per cercare un territorio adatto per la costruzione del nido e riprodursi nel suo habitat di elezione: il canneto.

Tarabusino Ixobrychus minutus in atteggiamento mimetico, Cave di Gaggio © Raffaello Pellizzon

Il Tarabusino è il più piccolo airone europeo e diversamente dagli altri Ardeidi non nidifica in colonie, il nostro airone in miniatura conduce vita solitaria di coppia, il maschio sceglie con cura il territorio dove costruire un nido ben ancorato ai fusti delle canne e non tollera la vicinanza di altri conspecìfici.

E’ un uccello molto schivo e difficile avvistabile dal visitatore occasionale perché  la sua abitudine di rimanere nascosto nel fitto della vegetazione palustre e il piumaggio perfetto per mimetizzarsi ne rende difficoltosa l’osservazione diretta.

Utile un buon binocolo per cercarlo mentre se ne sta immobile, 

ben mimetizzato, tra i fusti di cannuccia di palude ( Phragmites  australis ) e tifa ( Typha latifolia ).

Inoltre, se sorpreso allo scoperto adotta una curiosa ma efficace strategia di difesa mimetica: punta il becco verso l’alto allungando il collo per sembrare esso stesso una canna, anche le striature verticali presenti sul petto lo rendono un tutt’uno nell’ambiente.

Se si è fortunati, lo si può osservare mentre si sposta con brevi e bassi voli sopra qualche specchio d’acqua privo di vegetazione alla ricerca di un posto per procurarsi il cibo.

Si nutre di piccoli pesci, anfibi, rettili, insetti e altri animaletti della palude.

Il Tarabusino è una specie in diminuzione in tutta Europa, principalmente a causa della riduzione dell’Habitat e per il disturbo antropico.

Per la tutela di questa specie sono previste della misure stringenti di conservazione in quanto inserita nella Direttiva Uccelli 79/409/CEE all. I nonché contemplata nella Convenzione di Bonn all. II.

Gli ambienti umidi artificiali rinaturalizzati come l’Oasi LIPU cave di Gaggio rappresentano un rifugio di vitale importanza per la sopravvivenza del Tarabusino.

Volontario di Sezione Raffaello Pellizzon

Venezia li 2 settembre 2024                  

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Cave di Gaggio Nord Eventi Oasi e riserve

Arriva la serata dei Pipistrelli all’Oasi Cave di Gaggio venerdì 20 Settembre

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Eventi

Evento Clima con Delitto, l’11 Ottobre a Marcon

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Notizie dal territorio

LIPU su Bosco di Carpenedo

Venezia, li  26 giugno 2024

GRUPPO CARABINIERI FORESTALE VENEZIA
Via Altobello, 14 – 30172 Mestre (VE)
Fve43681@pec.carabinieri.it

Al COMUNE di VENEZIA 
protocollogenerale@comune.venezia.it
Ufficio Protocollo con preghiera di invio a:
Direzione Edilizia Privata
Direzione Ambiente
Ufficio Atti Repressivi / Servizio Accertamenti Edilizi e Provvedimenti Terraferma
Sede di Mestre – Viale Ancona n.° 59
30172 Mestre (VE)

Alla Regione del Veneto
Direzione Turismo
U.O. Strategia Regionale della Biodiversità e dei Parchi
Palazzo Sceriman – Venezia
turismo@pec.regione.veneto.it

SPISAL AULSS 3 VENEZIANA 
Piazzale San Lorenzo Giustiniani 11/D – 30174 Mestre (VE)
protocollo.alss3@pecveneto.it

Prot. 230/2024

OGGETTO: Permesso di costruire, riguardante Variante al progetto Opere di urbanizzazione C2 RS 99 – Piano di lottizzazione di iniziativa privata (P. di L.)”, rilasciato dalla Direzione Servizi al Cittadino e Imprese – Settore Sportello Unico Edilizia del COMUNE DI VENEZIA in data 04/07/2023 -Ditta DreamHouse s.r.l: 12 Permessi di costruire, datati 22.02.2023, per l’edificazione di edifici unifamiliari e condominiali in zona C2 RS 99-Ditta DreamHouse s.r.l..

Via del Tinto-Carpenedo – ZSC e ZPS IT3250010 “Bosco di Carpenedo”

Rispetto Direttive Comunitarie “Habitat e Uccelli” e D.P. R. n. 357/1997 e s.m.i.  – Periodo riproduttivo degli uccelli allo stato selvatico, cantiere operativo.

Gentili in indirizzo, 

a seguito la segnalazione di un socio dell’Associazione è stato effettuato un sopralluogo esterno al cantiere,  in cui si appurava una tabella affissa sul cancello d’ingresso del cantiere edile presente in Via del Tinto . Venezia – Mestre, rilevata il giorno 7.06 u.s. (vedere foto 1 allegata), informava che “riprenderanno a breve” i lavori sospesi per il “periodo di nidificazione ed accoppiamento delle specie faunistiche locali”. Si poteva dedurre la sospensione dei lavori in applicazione della Direttiva 2009/147/CE , concernente la conservazione degli uccelli selvatici “in particolare durante il periodo di riproduzione e dipendenza”, nonostante la mancanza di corrispondenza tra “nidificazione ed accoppiamento”, nella tabella, e “periodo di riproduzione e dipendenza” nella Direttiva. Di contro già dal giorno 19.06 u.s., è documentabile ( foto nr. 2 e video 3 allegati) la piena fase attuativa dei lavori, con dispiegamento di mezzi meccanici e personale addetto, nonostante la fase riproduttiva e di dipendenza  ancora in pieno svolgimento. Come in piena attività  sono stati i lavori nei giorni seguenti, compreso il giorno festivo, domenica 23.06 ( foto nr. 4), ieri.

Si rilevano degli elementi inapplicativi  della prescritta norma di tutela dell’avifauna, si richiede pertanto un accertamento per stabilire le modalità operative proprie del cantiere nel rispetto della prescrizioni.

Si evidenzia oltrechè l’inapplicazione della citata Direttiva 2009/147/CE come elemento aggiuntivo di una più estesa non aderenza alle  norme per la tutela ambientale e della biodiversità di cui alle citate Direttive CE  e al D.P. R. n. 357/1997 e s.m.i.  Già con precedenti comunicazioni la scrivente Associazione sull’argomento, le ultime in data 15.03.2021 e 9.06.2021 (vedere allegati 5 e 6), era segnalata l’omessa applicazione delle fasce di inedificabilità e della salvaguardia del sistema idrogeologico prescritti dalla VINCA, sempre per le opere da eseguire nell’area compresa fra Via del Tinto e Via Frisotti, località Carpenedo-Mestre, in prossimità della ZSC e ZPS IT3250010 “Bosco di Carpenedo”.

Distinti Saluti

Il delegato della Sezione Lipu di Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

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Notizie dal territorio Pubblica amministrazione

Treviso: Segnalazione abbattimento siepe

Alla Regione Veneto 
Area Tutela e Sicurezza del Territorio 
Direzione Valutazioni Ambientali, Supporto Giuridico e Contenzioso 
U.O. VAS, VINCA, Capitale Naturale e NUVV 
valutazioniambientalisupportoamministrativo@pec.regione.veneto.it 

Alla Regione Veneto 
Area Marketing Territoriale, Cultura, Turismo, Agricoltura e Sport 
Direzione Turismo 
U.O. Strategia Regionale della Biodiversità e dei Parchi 
turismo@pec.regione.veneto.it 

e p.c. 

Alla Provincia di Treviso 
Settore Ambiente e Pianificazione Territoriale, Relazioni Internazionali 
protocollo.provincia.treviso@pecveneto.it 

Al Comune di Carbonera 
Ufficio Ecologia, ambiente, igiene pubblica 
comune.carbonera.tv@pecveneto.it 

Al Consorzio di bonifica Piave 
consorziopiave@pec.it 

Treviso, 26/01/2024 

Prot. Lipu n. 33/2024 

Oggetto: Lipu Treviso OdV, WWF Terre del Piave TV-BL, Circolo Legambiente Piavenire APS, Legambiente Treviso APS – Rio Boeto, Carbonera (TV). Taglio di siepe riparia e lavori di spianamento delle sponde. Richiesta verifica di conformità all’autorizzazione VINCA rilasciata sul Piano di Lottizzazione “AI FIUMI”, nel Comune di Carbonera (TV)

Spett.li Enti in indirizzo, 

a seguito di puntuale segnalazione da parte di un richiedente che indirizzava l’istanza di una verifica alla sezione Lipu di Treviso, in data 17.12.2024 si accertava che la siepe riparia, composta da essenze arboree, arbustive ed erbacee lungo la sponda compresa tra il corso del fiume Melma, il suo emissario Rio Boeto e la nuova lottizzazione denominata PUA “ai Fiumi” di vicolo Gino De Biasi, era stata in gran parte abbattuta ed asportata, lasciando una fascia di terreno nudo e dilavato come si evince dalle fotografie sotto riportate. 

Figura 1 – I lavori di abbattimento della siepe riparia e spianamento della sponda sulla riva sinistra del Rio Boeto. Sulla sinistra è visibile la rete di cantiere della lottizzazione 

Figura 2 – La sponda dilavata del Rio Boeto e il cantiere sulla destra 

Figura 3 – Ceppo di probabile pioppo nero (Populus nigra) 

Figura 4 – Il tratto di sponda del fiume Melma interessato dai lavori di abbattimento e spianamento. Sulla sponda opposta si nota la continuità della vegetazione integra, non toccata dai lavori. Sullo sfondo si vede la rete del cantiere della lottizzazione

Figura 5 – Il tratto della sponda del fiume Melma interessata dai lavori di asportazione della siepe riparia e spianamento 

Quanto sopra riportato sembra essere in contrasto con quanto prescritto dalla Relazione Istruttoria Tecnica 240/2021 per la Valutazione di incidenza (in allegato) redatta dalla Regione del Veneto – Direzione valutazione ambientale, supporto giuridico e contezioso – Unità Organizzativa VAS, VINCA, Capitale naturale e NUVV e richiamata nel parere motivato n. 283 del 12 novembre 2021 rilasciato nell’ambito della Verifica di assoggettabilità a VAS per il Piano di Lottizzazione “AI FIUMI” nel Comune di Carbonera (TV). L’ambito del suddetto Piano risulta esterno ma contermine alla ZSC IT3240031 “Fiume Sile da Treviso Est a San Michele Vecchio. 

In particolare, si evidenziano i seguenti punti della Relazione Istruttoria: << […] si propone all’Autorità competente di prendere atto […] e di prescrivere: 

1. di non coinvolgere superfici riferibili ad habitat di interesse comunitario e di mantenere invariata l’idoneità degli ambienti ricadenti nel relativo ambito di influenza rispetto alle specie di interesse comunitario segnalate ovvero di garantire la disponibilità, per tali specie, di superfici di equivalente idoneità ricadenti anche parzialmente nell’ambito di influenza del Piano in argomento; 

2. di orientare gli interventi di “potenziamento” del verde alberato e di riqualificazione ambientale nelle aree contermini al fiume Melma o al Rio Boeto al recupero del geosigmeto igrofilo della vegetazione ripariale (Salicion albae, Populion albae, Alno-Ulmion) e che, dei predetti interventi, entro una fascia di 5 metri lungo il fiume Melma è amessa la sola riqualificazione della componente erbacea; 

3. […] 

4. […] 

5. di garantire la permeabilità al passaggio delle specie di interesse comunitario ivi presenti, evitando nella fase attuativa qualsiasi opera viaria in grado di generare barriera infrastrutturale […] 

6. di consentire l’attuazione degli interventi derivanti dal Piano in argomento previo affiancamento della Direzione Lavori da personale qualificato con esperienza specifica e documentabile in campo biologico, naturalistico, ambientale per la verifica e la documentazione della corretta attuazione del Piano in argomento, ivi comprese le precauzioni e le indicazioni prescrittive, e laddove necessario per adottare ogni ulteriore misura a tutela degli elementi di interesse conservazionistico eventualmente interessati (comprensiva della sospensione delle lavorazioni). La Direzione Lavori documenti il rispetto dele indicazioni prescrittive mediante specifica reportistica e, qualora non provveda alla suddetta reportistica o la stessa dia evidenza di possibili incidenze nei confronti degli elementi oggetto di tutela, si provveda all’attuazione del monitoraggio delle specie e dei fattori di pressione e minaccia di cui alla presente istanza secondo le indicazioni riportate al par. 2.1.3 dell’Allegato A ala D.G.R. n. 1400/2017. Siano attuate idonee misure in materia di limitazione della torbidità e le eventuali misure atte a non pregiudicare la qualità del corpo idrico per la realizzazione delle opere in argomento; 

7. di verificare e documentare, per il tramite del comune di Carbonera, il rispetto delle suddette prescrizioni e di darne adeguata informazione all’Autorità regionale per la valutazione di incidenza […] >>. 

In merito preme evidenziare che i tratti dei due fiumi considerati si collocano al limite tra area di campagna e area residenziale. Le sponde presentano alberature e vegetazione che ne caratterizzano la natura peculiare di ambiente di risorgiva. Ritroviamo, infatti, essenze arboree e arbustive di ambiente igrofilo quali 

salice bianco (Salix alba), salice rosso (Salix purpurea), pioppo bianco (Populus alba), pioppo nero (Populus nigra), ontano nero (Alnus glutinosa), olmo (Ulmus minor), sambuco (Sambucus). Ritroviamo altresì vegetazione erbacea tipica del cariceto (gen. Carex) e del fragmiteto (gen. Phragmites). In alveo sono presenti comunità vegetali tipiche di acque correnti (ambiente lotico) e rappresentate dal ranuncolo fluitante (Ranunculus fluitans) e dal crescione (Nasturtium officinale)

Si noti nelle immagini che seguono l’integrità della siepe riparia e la continuità data dalla vegetazione igrofila arborea e arbustiva sulla sponda opposta a quella interessata dai lavori de quo. La siepe integra, composta da salici, ontani e pioppi, tipica dell’ambiente ripariale igrofilo, garantisce il continuum indispensabile a formare il corridoio ecologico per il riparo e gli spostamenti della fauna (rettili, anfibi, uccelli e mammiferi) di questi habitat. 

Figura 6 – La siepe riparia della sponda opposta a quella interessata dai lavori 

Figura 7 – La siepe integra, composta da salici, ontani e pioppi, tipica dell’ambiente ripariale igrofilo 

In questo habitat, formato da fiumi di risorgiva e vegetazione riparia, trovano riparo diverse specie di rettili e anfibi, tutelate da direttiva europea (Direttiva “Habitat” 43/92/CEE), quali rospo comune (Bufo bufo), rospo smeraldino (Bufotes viridis), tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris), natrice dal collare (Natrix natrix), natrice tassellata (Natrix essellata), biacco (Hierophis viridiflavus), nonché diversi uccelli e mammiferi, che utilizzano il continuum di questi corridoi ecologici per i loro spostamenti, come riparo e come sito di riproduzione. 

Si consideri, infine, che anche alcuni habitat di interesse comunitario (acquatici) possono assolvere il ruolo di habitat di specie per svariati taxa afferenti alla fauna ittica e ad invertebrati alla base della catena alimentare dei corsi d’acqua di risorgiva, di rogge, bassure, prati umidi ed alluvionali. 

I lavori di taglio e asportazione della siepe riparia e spianamento della riva sono causa di perturbazione dell’habitat e delle specie sopra elencate. 

Tutto ciò premesso, Lipu Treviso OdV, OdV WWF Terre del Piave TV-BL, Circolo Legambiente Piavenire APS e Legambiente Treviso, in quanto sezioni territoriali di associazioni ambientaliste riconosciute a livello ministeriale, consapevoli del ruolo e delle singole deleghe degli Enti in indirizzo per quanto attiene la conservazione del patrimonio naturalistico del sito in parola, in particolare nelle aree ricomprese in Rete 

Natura 2000 e in quelle esterne, ma che contribuiscono a mantenere le connessioni ecologiche con i siti di Rete Natura 2000 circostanti, 

CHIEDONO 

di conoscere l’iter amministrativo di rilascio delle autorizzazioni per i lavori di abbattimento e asportazione della siepe riparia e spianamento della riva dei tratti e delle superfici interessati, con i relativi lassi temporali e relativi cronoprogrammi per l’esecuzione dei lavori, nonché un accertamento sulla conformità e rispondenza tra questi e quanto prescritto dalla Relazione Istruttoria Tecnica 240/2021 per la Valutazione di incidenza, come sopra riportata. Chiedono, inoltre, documentazione relativa al progetto di ripristino e rinaturalizzazione dei luoghi, in vista della prossima stagione riproduttiva delle specie di allegato elencate nel testo. 

Cordialmente 

Il delegato di Lipu di Treviso OdV 
Dr. Enrico Pavan 
treviso@lipu.it 

Il presidente di OdV WWF Terre del Piave TV-BL 
Loris Donazzon 
wwf.villorba@gmail.com 

Il presidente di Circolo Legambiente Piavenire APS 
Fausto Pozzobon 
legambientepiavenire@gmail.com 

Il referente di Legambiente Treviso APS 
Dr. Fabio Tullio 
legambiente.treviso@gmail.com 

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Informazioni

Appello alla cittadinanza a non utilizzare i fuochi d’artificio per tutelare la fauna selvatica

                                                                                                             Venezia, lì 26 dicembre 2023

COMUNICATO STAMPA inerente l’esplosione fuochi d’artificio di fine anno                                                                        

La Lega italiana Protezione Uccelli, sezione di Venezia, lancia il consueto appello alla cittadinanza inerente a rinunciare all’utilizzo dei  fuochi d’artificio nel festeggiare l’anno nuovo. Le varie ordinanze e divieti della amministrazioni comunali non sono sufficienti a contenere questo fenomeno, si necessita di un maggiore senso di responsabilità. Un’usanza che negli ultimi anni sta costando caro alla fauna selvatica. Uccelli terrorizzati dal rumore, dalle luci, dal fumo volano terrorizzati ed urtano verso vetrate, ostacoli, cavi, antenne, verande, muri, ferendosi anche gravemente o trovando la morte. Emblematico il caso di Roma nel capodanno 2021 quando migliaia di Storni appollaiati nel dormitorio entro i Pini e Lecci fronte il piazzale della Stazione Termini, sono volati via improvvisamente, spaventati dai botti di capodanno, trovando la morte sui vari ostacoli. L’estesa antropizzazione del territorio, la banalizzazione degli habitat, l’impoverimento dei siti di svernamento, la frammentazione dei siti naturali, determinano che sempre più la fauna selvatica entra in contatto con le attività umane, incorrendo in problematiche anche contenibili nei decenni passati, ma ora non più sostenibili: si valuti ad esempio, il livello di occupazione del suolo in Val Padana, di qui le estese criticità verso la suddetta fauna. Un gran numero di uccelli anche rapaci, disturbati e spaventati dai botti, istintivamente fuggono perdendo il senso dell’orientamento, ed abbandonano il rifugio invernale quali alberi, siepi, tetti, anfratti murari, ecc, vagano nel buio, percorrendo anche molti chilometri, e non trovando altri rifugi muoiono dal freddo per l’improvviso dispendio energetico, in una stagione caratterizzata dalla scarsità di cibo che ne riduce l’autonomia. Approfondimenti scientifici grazie all’installazione di radio collari  hanno dimostrato l’abitudine di uccelli di dimensioni maggiori come oche, anatre, gabbiani, usino rimanere sino ad un’ora in volo a quote elevate per sfuggire alle esplosioni dei fuochi d’artificio, questi comportamenti possono essere letali per l’ipotermia sopravvenuta.

Si rinnova l’appello a non impiegare fuochi d’artificio per festeggiare il capodanno, detta attività nuoce non solo al benessere degli animali di affezione e da reddito, ma anche alla fauna selvatica.

Il delegato di Sezione
Dr. Gianpaolo Pamio

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Pubblica amministrazione

Progetto Casse di Colmata nella Laguna di Venezia, validità Vinca: Comunicazione alle autorità

Spett.li

Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica
Direzione generale patrimonio naturalistico e mare (PNM)
PNM@Pec.Mite.Gov.it

Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica
Direzione Generale Valutazioni Ambientali (VA)
VA@pec.mite.gov.it

Regione Veneto
Area Tutela e Sicurezza del Territorio
Direzione Valutazioni Ambientali, Supporto Giuridico e Contenzioso
Unità organizzativa VAS, VINCA e NUVV
valutazioniambientalisupportoamministrativo@pec.regione.veneto.it

e.p.c.

Provveditorato Interregionale per le OO.PP. per il Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia
Ufficio 4 – Tecnico per la Salvaguardia di Venezia – Opere Marittime per il Veneto
oopp.triveneto-uff4@pec.mit.gov.it

Autorità di Sistema Portuale Mare Adriatico Settentrionale Porti di Venezia e Chioggia
autoritaportuale.venezia@legalmail.it

Venezia, li 1 luglio 2024

Prot. nr. 249

Oggetto: Laguna di Venezia, interventi di protezione dall’erosione marina delle Casse di Colmata A, B, D-E, lato laguna viva – Validità del parere di Valutazione di incidenza di cui alla D.D.R. n. 30 del 7 novembre 2017 della Regione Veneto

In data 3 marzo 2020 il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Provveditorato interregionale per le OO.PP. del Veneto – Trentino-Alto Adige – Friuli-Venezia Giulia presentava istanza di verifica di assoggettabilità a VIA (ID 5156) al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (oggi Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, MASE) relativamente al progetto di fattibilità tecnico economica denominato “Interventi per la protezione e la conservazione dei fondali del canale Malamocco-Marghera – Opere di protezione delle Casse di Colmata” (di seguito “progetto A”), da attuarsi lungo il bordo delle casse di Colmata A, B e D-E, nell’ambito dell’Accordo di Programma tra il Provveditorato e l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale (AdSPMAS) per l’escavo manutentorio dei canali portuali di grande navigazione e il refluimento dei sedimenti dragati all’interno della Laguna di Venezia. Come si legge nella documentazione, il progetto presentato è riferibile alla tipologia di cui al punto 2, lettera h) dell’allegato II-bis alla Parte Seconda del D.lgs. n. 152/2006 in quanto consiste nella modifica ad un progetto ricadente al punto 11 dell’Allegato II (“Porti marittimi commerciali, nonché vie navigabili e porti per la navigazione interna accessibili a navi di stazza superiore a 1350 tonnellate…”). 

Inoltre, l’intervento, in quanto localizzato all’interno dei siti Natura 2000 ZSC IT3250030 “Laguna medio-inferiore di Venezia” e ZPS IT3250046 “Laguna di Venezia”, è sottoposto a Valutazione di incidenza (VIncA) ex art. 5 del DPR 357/1997. Nell’ambito della procedura viene acquisita la Valutazione di incidenza, già condotta presso la Regione Veneto, conclusasi con esito favorevole con prescrizioni e raccomandazioni di cui alla D.D.R. n. 30 del 7 novembre 2017. 

Con Decreto Direttoriale n. 68 del 5 marzo 2021, il MASE decretava l’assoggettamento alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) del progetto, preso atto del parere n. 171 del 15 febbraio 2021 della Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale VIA e VAS, che, “sulla base dell’istruttoria condotta, non ha escluso effetti sugli habitat e sulle specie tutelate ed ha accertato “che il progetto determina potenziali impatti ambientali significativi e negativi e pertanto deve essere sottoposto a procedimento di VIA (…)” (Decreto n. 68/2021).

In data 23 novembre 2021 la Commissione per la Salvaguardia di Venezia ha espresso su questo progetto  parere favorevole a maggioranza.

Lo stesso, però, non veniva sottoposto a VIA.

Tuttavia, in data 12 dicembre 2022, l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale (AdSPMAS) avviava ad esecuzione, mediante bando di gara, un progetto, sostanzialmente identico al precedente, ma con una diversa denominazione: “Opere di manutenzione e ripristino per la protezione e la conservazione nelle aree di bordo del canale Malamocco-Marghera tratto curva S. Leonardo e Fusina – interventi di protezione dall’erosione marina delle Casse di Colmata A, B, D-E, lato laguna viva” (di seguito “progetto B”).

Nella nota n. 3462 del 17.02.2023 fornita dall’AdSPMAS in riscontro al MASE e richiamata nella nota prot. n. 80409 del 18.05.2023l’Ente dichiara di aver avviato “l’esecuzione mediante procedura di gara ora in fase di aggiudicazione di un nuovo e diverso progetto rispetto a quello assoggettato a VIA (…), avendo valutato che detto progetto non ricade nei casi di cui all’allegato II-bis alla Parte Seconda del D.Lgs.152/2006”. 

Nella nota, il MASE riferisce che l’AdSPMAS, in relazione alle suddette affermazioni, ha evidenziato, tra le altre cose, che:

  • gli interventi proposti – consistenti in opere di protezione delle Casse di Colmata – non possono certamente essere considerati una modifica ad una infrastruttura portuale esistente, riguardando piuttosto interventi di ripristino ambientale delle Casse di Colmata, finalizzati alla reintegrazione, al consolidamento, alla protezione e conservazione dei bordi stessi, attualmente interessati da gravi fenomeni erosivi, per il ripristino morfologico della superficie originale delle Casse di Colmata;
  • l’intervento di cui trattasi (opere di protezione della Casse di Colmata) non riguarda il canale di grande navigazione Malamocco-Marghera, sul quale ha solamente effetti indiretti;
  • la finalità del progetto non è quella di modificare il canale navigabile, quanto piuttosto quello di porre rimedio ad un fenomeno erosivo dei bordi delle Casse di Colmata particolarmente grave, da cui derivano conseguenze negative per la tutela ambientale (perdita di sedimenti, depauperamento costante degli habitat), per la sicurezza della navigazione nonché per l’operatività portuale (il canale Malamocco-Marghera è l’unica via di accesso al porto commerciale-industriale);
  • la natura dell’intervento proposto è indubbiamente di carattere “ambientale”, essendo l’opera finalizzata al consolidamento ed al ripristino morfologico delle Casse di Colmata.

L’AdSPMAS sostiene dunque che si tratta di un nuovo e diverso progetto rispetto a quello assoggettato a VIA, ma:

  • è evidente la sostanziale corrispondenza dei due progetti, deducibile da un confronto delle planimetrie degli interventi;
  • il progetto B non viene sottoposto a Valutazione di incidenza perché il proponente usa la medesima Valutazione di incidenza rilasciata sul progetto A. 

Nello specifico, riguardo alla Valutazione di incidenza, il proponente fa infatti ricorso a quanto disposto dall’Allegato A alla DGR 1400/2017 della Regione Veneto, che al paragrafo 2.2. prevede un elenco di piani/progetti/interventi esclusi dalla VincA, e per i quali è sufficiente redigere un’autodichiarazione secondo il modello di cui all’Allegato E, nella quale indicare l’ipotesi di esclusione.

Nella fattispecie, nella Dichiarazione di non necessità di Valutazione di Incidenza di cui all’Allegato E che accompagna il progetto definitivo, si dichiara che per l’intervento non è necessaria la Valutazione di incidenza in quanto riconducibile all’ipotesi di cui al punto 2 del par. 2.2 “modifiche non sostanziali a progetti e interventi già sottoposti con esito favorevole alla procedura di valutazione di incidenza”, nello specifico “in quanto progetto già approvato con D.D.R. n.30 del 07 novembre 2017 ad oggetto ‘Valutazione di Incidenza riguardante gli interventi per la protezione e la conservazione dei fondali del Canale Malamocco-Marghera da realizzarsi nelle relative aree di bordo, in Comune di Venezia (VE). Progetto definitivo. Esito favorevole con prescrizioni e raccomandazioni’”.

Dunque, se le modifiche al progetto non sono sostanziali, ne deriva che il progetto A e il progetto B si riferiscono di fatto allo stesso intervento.

Se infatti, come rappresentato dall’Autorità Portuale, il progetto B non riguarda una modifica ad una infrastruttura portuale esistente, ma un diverso progetto di “carattere ambientale” e di “ripristino morfologico”, ne consegue che lo stesso necessiti di una specifica Valutazione di incidenza.

Se, al contrario, come appare evidente, si tratta dello stesso intervento con una diversa denominazione, allora dovrebbe/doveva essere assoggettato alla Valutazione di Impatto Ambientale, così come disposto dal MASE con Decreto n. 68 del 5 marzo 2021.

Oltre ciò, è necessario ricordare che nelle Linee guida nazionali per la Valutazione di incidenza (VIncA) (GU Serie generale n. 303 del 28.12.2019) è stabilito che: “La validità temporale del parere di Valutazione di Incidenza è 5 anni, termine oltre il quale l’autorizzazione è da considerarsi nulla (…). Oltre i 5 anni è necessario espletare nuovamente l’istruttoria di Valutazione di Incidenza, in considerazione delle eventuali modifiche dello stato di conservazione, degli obiettivi e delle misure di conservazione determinati per gli habitat e specie di interesse comunitario presenti nel sito Natura 2000”.

Dunque, il parere di VIncA di cui alla D.D.R. n. 30 del 7 novembre 2017, relativo al progetto A ma fatto valere per il progetto B, risulta in ogni caso nullo, in quanto ad oggi, a distanza di oltre 6 anni dal parere, il progetto in esame non risulta ancora realizzato. Infatti, un sopralluogo effettuato il 5 maggio 2024 dalla sezione di Italia Nostra Venezia, ha constatato che, ad eccezione di un cumulo di pali di legno depositati sul bordo delle Casse di Colmata e della apposizione di alcuni cartelli, non vi è traccia di opere intraprese.

Se è vero che la DGR 1400/2017 prevede una diversa validità del parere di VIncA, è necessario altresì ricordare che la Regione Veneto non ha ancora recepito le Linee guida nazionali, che, come si legge in Premessa, sono state predisposte “per ottemperare agli impegni assunti dall’Italia nell’ambito del contenzioso comunitario avviato in data 10 luglio 2014 con l’EU Pilot 6730/14, in merito alla necessità di produrre un atto di indirizzo per la corretta attuazione dell’art. 6, commi 2, 3, e 4, della Direttiva 92/43/CEE Habitat”.

Oltre ciò, si osserva quanto segue:

  • mentre il progetto A prevedeva la realizzazione contemporanea degli interventi, ancorché suddivisi in 3 fasi (fase 1: Casse di Colmata A e B; fase 2: Cassa di Colmata D-E; fase 3: Completamento Cassa di Colmata D-E), il progetto B verrà realizzato in due momenti distinti, 1. il marginamento vero e proprio e 2. il successivo riempimento a tergo, dove il secondo è demandato a successivi interventi non ancora programmati. Infatti, nella Relazione tecnica allegata alla Dichiarazione di non necessità della Valutazione di Incidenza si legge che “All’interno del preventivo di spesa (…) è stata prevista la sola realizzazione delle opere di bordo, demandando il completamento con i materiali di refluimento (in uno con il relativo ricoprimento quando necessario)successivi interventi, che verranno in seguito attivati dall’Autorità di Sistema Portuale o dal Provveditorato”. 

Ne segue che in relazione agli effetti negativi che possono determinarsi sugli habitat e sulle specie, lo Studio di incidenza, e quindi il parere di VIncA, risultano inadeguati non tenendo conto del diverso cronoprogramma

  • contrariamente a quanto dichiarato dall’AdSP nella nota n. 3462 del 17.02.2023, gli interventi sulle Casse di Colmata riguardano il canale Malamocco-Marghera. Ciò viene affermato nello Studio preliminare ambientale, allegato alla citata procedura di assoggettamento a VIA (progetto A), dove si legge che il progetto “riveste importanza fondamentale per la funzionalità del canale navigabile, consentendo non solo l’eliminazione di una delle cause dell’interramento del canale, ossia la continua erosione del bordo delle Casse di Colmata, ma anche la predisposizione di una considerevole area di deposito per i sedimenti che devono periodicamente essere dragati dal canale stesso per la relativa conservazione”. Anche nella Relazione Progetto di fattibilità si evidenzia come “nel giro di circa trent’anni (1971÷2002), la linea di sponda [della Cassa di Colmata B] sia arretrata di circa 100m e il materiale eroso ha interrato il canale Malamocco-Marghera, che deve essere oggetto di dragaggi manutentivi per garantire la quota di -12.00 m s.m.m. previsto nel Piano Regolatore Portuale”. Nel progetto B la questione viene posta in altri termini e si afferma che “la mancata protezione del bordo della Casse di Colmata non solo [arreca] danni alla navigazione (perché il materiale eroso si deposita nell’adiacente canale navigabile), ma anche e soprattutto perché continua l’erosione e la perdita di un’area ambientale vincolata”. 

Premesso dunque il fatto che tali affermazioni confermano la stretta relazione tra l’intervento sulle Casse di Colmata e il canale navigabile, sia ai fini della funzionalità del canale, sia in quanto area di deposito periodico dei sedimenti dragati dallo stesso, preme anche evidenziare che non risultano considerati gli impatti cumulativi del progetto con il dragaggio del canale, criticità riscontrata anche nel parere della CTVIA: “Non vengono considerati gli effetti cumulativi tra la opera proposta e le attività di dragaggio per il mantenimento del canali di navigazione”.

Quanto sopra si segnala affinché sia attivata un’istruttoria in applicazione dell’art. 29, c. 2, del Testo Unico Ambientale e dell’art. 5 del DPR 357/1997 tenuto conto delle Linee guida per la Valutazione di incidenza e delle competenze per i debiti controlli degli enti interessati.

In attesa di un Vostro riscontro,

si porgono distinti saluti.

Il delegato Lipu Sezione di Venezia
Dr. Gianpaolo Pamio

                                                                                            Il presidente WWF Venezia, Ambiente e Territorio
Dr. Roberto Sinibaldi

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Evento 10 giugno: “Quale terminal per Burano? Proposte e progetti per una mobilità sostenibile”

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Piste ciclabili senza alberi

                                                                                                                                                                                                                                                 Venezia, lì 5 gennaio 2024

Spett.le Ufficio Nuove Infrastrutture
e Sottoservizi Terraferma del Comune di Venezia

Oggetto: LIPU Lega Italiana Protezione Uccelli Sezione di Venezia,  segnalazione di mancata messa a dimora di alberature nell’assetto urbano con pista ciclabile in Mestre – Venezia – Via Ca’ Marcello, criticità.

Spett.le Ufficio,

è giunta a questa Associazione, da parte di un iscritto, la segnalazione, corredata da materiale fotografico, circa delle criticità per la mancanza di alberi nella costruenda pista ciclabile in Mestre – Venezia, Via Ca’ Marcello. Per il tratto interessato, la progettazione non prevede alberature od isole a verde, a tale fine si rileva che la mancanza di alberature sopra descritte, rappresentano dei fattori di rischio ambientale in quanto l’insufficienza di adeguato impianto a verde, sia nelle piste ciclabili che nei marciapiedi nonché parcheggi, alimenta nel periodo estivo la riflettenza solare creando vere e proprie bolle di calore con sbalzi termici fino a 15 gradi, che sovrapponendosi ed amplificandosi in maniera contermine possono alimentare squilibri climatici anche localizzati. Le soluzioni di omettere spazi verdi, anche a filare, oltre a portare dei danneggiamenti in termini economici, quali il disvalore delle aree interessate, ad un maggiore consumo di energia elettrica per il funzionamento dei condizionatori d’aria, sono in contrasto con le indicazioni fornite dal WHO Word Health Organization, (Agenzia Speciale dell’ONU). Viene riportato nel documento interamente reperibile nel sito del WHO (…) lo stile di vita urbano moderno è associato a stress cronico, attività fisica insufficiente, ed esposizione a rischi ambientali antropici. Gli spazi verdi urbani come parchi, parchi giochi, e vegetazione residenziale, possono promuovere la salute mentale fisica e ridurre la malattia e la mortalità dei residenti urbani offrendo rilassamento psicologico e alleviamento dello stress, stimolando la coesione sociale, sostenendo l’attività fisica e riducendo l’esposizione agli inquinanti, rumore e calore eccessivo. Le nuove scoperte mostrano che gli interventi per aumentare o migliorare lo spazio verde urbano possono fornire risultati positivi in termini di salute, sociali e ambientali per tutti i gruppi di popolazione, in particolare tra i gruppi di status socio economico inferiore (..). 

Innumerevoli poi sono i benefici delle alberature in Città solo per citarne alcune dal Documento Verde Urbano redatto dalla LIPU sede Nazionale nel 2016

 (…) Valutazioni economiche

Oltre alla quantificazione dei servizi ecosistemici in termini di benefici svolti dal verde urbano, dagli anni ’90 del secolo scorso si sono affermate anche le valutazioni di tipo economico e monetario, che si sono sviluppate soprattutto negli Stati Uniti (McPherson et al., 1997) per poi approdare anche in Europa (Soares et al., 2011).

Oggi esistono software in grado di determinare il valore economico ed ambientale dei benefici apportati dagli alberi e dalla foresta urbana, nonché i modelli dell’impatto economico derivante dai diversi scenari di gestione, di cui un esempio è il CITYgreen© 5.0 prodotto nel 1996 da American Forests, che lavora in ambiente GIS. Un altro approccio è il modello UFORE (Urban FORest Effects) uno strumento di calcolo sviluppato alla fine degli anni 1990 dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, sempre per descrivere la struttura del verde urbano e stimare gli effetti della vegetazione sull’ambiente (Siena e Buffoni, 2007). Oggi UFORE è stato ulteriormente sviluppato nel software i-Tree per analizzare la foresta urbana e valutarne i benefici.

Citando qualche esempio applicativo, gli alberi e le foreste urbane negli Stati Uniti rimuovono 17,4 milioni di tonnellate di inquinanti atmosferici, prendendo il 2010 come anno di riferimento (range: 9,0-23,2 milioni di tonnellate). Gli effetti positivi sulla salute umana vengono valutati in 6,8 miliardi di dollari (range: 1,5-13,0 miliardi $). Le conseguenze positive sulla salute pubblica includono la prevenzione di oltre 850 morti, di 670.000 casi di sintomi respiratori acuti, di 430.000 attacchi di asma, ma anche di 200.000 giorni di scuola persi (Nowak et al., 2014). A Chicago negli Stati Uniti gli alberi rimuovono gli inquinanti atmosferici, contribuendo a ripulire l’aria per un valore stimato in 9,2 milioni $/anno. Se la copertura arborea venisse incrementata del 10%, oppure se venissero piantati tre alberi per ogni edificio, si risparmierebbero da 50 a 90 $ per unità abitativa di costi energetici per il riscaldamento e la refrigerazione. Questo poiché gli alberi forniscono ombra, riducono la velocità del vento e inducono un abbassamento delle temperature estive. Considerando un lasso di tempo di 30 anni, il valore attuale netto dei servizi forniti dagli alberi è stimato in 402 $ a pianta e corrisponde a quasi tre volte i costi di manutenzione (McPherson et al., 1997). In California i 929.823 alberi lungo le strade rimuovono annualmente 567.748 t di COequivalente a contrastare le emissioni di 120.000 auto, per un valore corrispondente a 2,49 miliardi di $. Il valore annuo di tutti i servizi ecosistemici è di 1,0 miliardi di $, pari a 110,63 $ per albero. Se si considera una spesa gestionale di 19,00 $ albero/anno, per ogni dollaro investito si ricavano benefici per 5,82 $ (McPherson et al., 2016).

A Lisbona è stato applicato il programma i-Tree Stratum per quantificare la struttura e le funzioni degli alberi ed il valore dei servizi forniti. Sono stati censiti 41.247 alberi che insieme producono servizi valutati in 8,4 milioni di $/anno. I costi di manutenzione ammontano a 1,9 milioni di $/anno, quindi per ciascun dollaro investito i residenti ricevono 4,48 $ di vantaggi. Il valore del risparmio energetico (6,16 $/albero), la riduzione della CO2 (0,33 $/albero), la riduzione dell’inquinamento atmosferico (5,40 $/albero) e l’incremento di valore della proprietà immobiliare (145 $/albero), portano ad un beneficio complessivo annuale di 204 $/albero, pari ad un beneficio netto di 159 $/albero (Soares et al., 2011).

A Roma (Attorre et al.,2005) stimano che i 704.720 alberi portano un vantaggio economico alla città, legato alla rimozione dell’inquinamento dall’aria, di € 1.674.942 l’anno (€ 2376/albero) e che gli alberi immagazzinano nella propria biomassa circa 320 mila tonnellate di carbonio, sequestrando circa 2000 tonnellate di carbonio l’anno.

Una valutazione preliminare dei servizi ecosistemici compromessi in conseguenza di una potatura drastica in aree verdi del lungomare è stata effettuata a Livorno, dove è stata calcolata una presenza di alberi compresa tra 2285 e 8185 esemplari. È stato ipotizzato che la potatura abbia asportato circa metà del volume di vegetazione che era presente, portando ad una perdita di servizi ecosistemici compresa in una forbice tra circa 160.000 a oltre 590.000 euro/anno. A questo sarebbero da aggiungere e quantificare le conseguenze negative al paesaggio, al valore immobiliare, la perdita di biodiversità e il danno in termini educativi, considerando che l’operato di un ente pubblico funge da esempio da seguire per la cittadinanza (Ascani et al., 2016).

Il valore di un albero può essere quantificato anche dal punto di vista economico (monetario), considerando il valore estetico e paesaggistico, quello emotivo e per il benessere dei cittadini, quello storico, sociale, ecologico, ed infine educativo. A Bologna è stato fatto un calcolo da Tugnoli (2010, 2012) riguardante alcuni degli esemplari più prestigiosi (Ippocastano, Cedro dell’Atlante, Bagolaro, Frassino, Platano, Leccio, ecc.) e le cifre  sono comprese da un minimo di 3.635 ad un massimo di 27.732 euro. Applicando il metodo C.A.V.A.T. (Capital Asset Value for Amenity Trees) ad alberi monumentali si raggiungono valori economici ornamentali fino a 806.539 euro.(..)

Alla luce di quanto espresso, si richiede di valutare, nel tratto in esame, un impianto di alberature in corso d’opera.

Cordialmente

Il delegato della LIPU di Venezia

Dr. Gianpaolo Pamio